L’elemento simbolico che nel tempo è stato maggiormente associato all’amore è il fuoco. Il fuoco si accende e brucia, ma se non viene alimentato si spegne. Difficile spiegare il fuoco, così come è difficile se non impossibile spiegare l’amore. L’amore è simile al fuoco, ma brucia o dura? L’amore è un fuoco che brucia ma non dura o se dura allora è destinato a non bruciare? Il grande dilemma dell’amore è proprio questo: sembra che la realtà attuale delle coppie ci dimostri che l’amore tende a non durare, anche se è stato preceduto da un grande innamoramento, da una grande passione iniziale.
Stare in coppia significa trovare un modo proprio di stare insieme a un’altra persona in condizioni di serenità, tranquillità e soddisfazione. La soddisfazione di coppia è legata alla presenza di tre elementi fondamentali senza i quali non è possibile parlare di una sana relazione d’amore. Il primo è la presenza di un legame di attaccamento sicuro, ovvero la fiducia nel fatto che il partner rappresenti una base sicura, fonte di accudimento e vicinanza affettiva. Il secondo è la presenza di una sessualità attiva e appagante, senza la quale i due partner possono essere definiti al più dei buoni amici e confidenti, ma non una coppia. Terzo elemento importante di una coppia è la condivisione di momenti ed esperienze piacevoli che coinvolgono entrambi e che spesso tendono a perdersi con l’aumentare dei doveri e delle responsabilità di coppia.
La dimensione dell’innamoramento è senza dubbio la più bella da vivere al punto che continuiamo a sposarci e a fare progetti a lungo termine nell’illusione che questo sentimento durerà, sebbene le statistiche raccontino una realtà diversa. Infatti, come afferma lo psicologo Walter Riso, il 50% delle coppie si separa e dell’altro 50% che non lo fa, più della metà non vive bene. C’è solo un 20% delle coppie che si realizza in amore e si sente libero.
Il modo in cui noi viviamo la relazione amorosa e il significato che ad essa diamo deriva ed è uno sviluppo della primissima relazione con la figura caregiver (accudente) di riferimento. Il riferimento principale è lo studio che è stato fatto da Mary Ainsworth: la psicologa osservò che i piccoli, posti in una situazione inconsueta, separati dalla madre e messi con uno sconosciuto, al rientro della madre reagivano in tre modi diversi:
- Sicuri
Tollerano brevi separazioni, sono contenti quando la madre torna ed hanno fiducia che la loro madre tornerà. - Evitanti
Sono disinteressati al rientro della madre, sembrano da lei distanti e non hanno fiducia nel suo rientro. - Ambivalenti-resistenti
Sono molto in difficoltà a tollerare la frustrazione della separazione e si aggrappano disperatamente a lei anche se con atteggiamento ambivalente.
Così gli innamorati della Relazione Sicura trovano facile avvicinarsi al partner e sperimentare con lui intimità, sono a loro agio sia nel dipendere che nel far dipendere l’altro da loro. Non pensano alla possibilità di essere abbandonati e della vicinanza emotiva.
Gli amanti della Relazione Evitante provano disagio rispetto alla vicinanza emotiva, per loro è difficile aver fiducia o poter dipendere da qualcun altro. Possono temere l’intimità ( timorosi) o mantengono fermi i paletti ( respingenti).
Quelli della Relazione Ansioso-Ambivalente-Resistente percepiscono invece una forma di riluttanza dell’altro verso di loro, l’idea che “non vuole veramente stare con me”. Vorrebbero la fusione, l’appartenenza ma tipicamente se agiscono questo desiderio, l’altro fugge.
Questi stili non sono più o meno buoni, dipendono molto dal contesto culturale (per l’europeo lo stile migliore è quello sicuro, mentre nei kibbutz israeliani e in Giappone lo standard è associato allo stile ansioso-ambivalente), in quanto tutto dipende dai significati che si danno alle relazioni e quindi dal contesto che li fornisce.
Un motivo per cui i rapporti terminano è che all’inizio il partner si sceglie sulla base di bisogni che ci sono in quel momento ( es. necessità di svincolarsi, necessità di fare figli, di avere un certo tipo di famiglia alternativa alla propria). Si sceglie l’altro per ciò che è funzionale in quel dato momento di vita e se i bisogni di uno o di entrambi i partner cambiano, la coppia può entrare in crisi e, da qui, terminare o evolvere in una riorganizzazione. Se ad entrambi partner va bene stare insieme perché così non si è soli, oppure perche ci sono i figli o via dicendo la coppia può funzionare perché condivide. Se invece uno dei due non si trova d’accordo e quindi quando uno dei due ha una percezione differente o dell’importanza dell’amore o di quel che l’amore significa, allora le cose cambiano.
Ma questa differente prospettiva può accadere anche in seguito ad eventi esterni e contestuali e cioè ad un certo punto il sistema coppia è perturbato da un cambiamento ( una malattia, un lutto, ecc), cioè da un evento che crea una differenza, una nuova consapevolezza. La premessa al concetto del cambiamento è che, dagli studi fatti emerge come ci siano due parametri che contribuiscono alla resilienza della coppia e quindi alla sua forza di adattamento alle perturbazioni: il trovare del tempo per stare insieme e l’essere disposti ad operare dei cambiamenti per fare piacere all’altro. Le persone che sono soddisfatte delle loro relazioni infatti hanno voglia di stare col partner e di fare micro cambiamenti per far piacere all’altro.