Dott.ssa Laura Marchi

Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale Pisa e provincia

Tag: BED

Il Disturbo da Binge-Eating: nuove prospettive di trattamento

Il Disturbo da Binge-Eating (BED) è un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da episodi di abbuffate oggettive non seguiti da mezzi di compenso, come vomito auto-indotto, uso di lassativi, esercizio fisico intenso o digiuno, cosa che invece caratterizza la bulimia nervosa. I tentativi di restringere l’alimentazione per modificare peso e forma del corpo tra un’abbuffata e l’altra sono meno elevati rispetto a quelli presenti nella bulimia nervosa, anche se spesso sono presenti periodi anche lunghi di dieta. L’alimentazione al di fuori delle abbuffate tende ad essere sregolata ed eccessiva, caratterizzata dall’assunzione di cibi ad alta densità calorica (ricchi di grassi saturi, zuccheri e sale), grandi porzioni, il piluccare frequentemente fuori dai pasti.6 La sensazione di perdita di controllo è l’elemento centrale delle abbuffate; la persona non riesce a smettere di mangiare una volta iniziato, anche se arriva ad essere spiacevolmente piena, nè si sente in grado di non iniziare una volta che l’impulso è partito, indipendentemente dai segnali di fame e sazietà, che risultano alterati. Le abbuffate avvengono in segreto a causa della vergogna con la quale la persona le vive. In circa il 50% degli individui con il BED è presente un’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo, aspetto che rende più grave il quadro psicopatologico, spesso caratterizzato da depressione, intensa autocritica, bassa autostima, disturbi psicologici in comorbidità (disturbi d’ansia, disturbo bipolare, ecc). Spesso questo disturbo si associa all’obesità, sebbene è importante ricordare che non tutte le persone affette da obesità ne soffrano, e a condizioni somatiche come malattie cardio-metaboliche, diabete di tipo 2, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa. Gli individui con BED sono angosciati dal loro comportamento alimentare, non sono contenti di come appaiono e si sentono e, spesso, hanno una bassa autostima. Queste caratteristiche possono compromettere il funzionamento psicosociale e influire negativamente sulla loro qualità di vita fisica e psicosociale.

A differenza dell’anoressia nervosa e della bulimia, dove il rapporto femmine maschi è sbilanciato a favore delle prime (9:1),  nel BED il rapporto tra i sessi è più bilanciato (6:4) e l’età d’insorgenza è mediamente più tardiva, tarda adolescenza e prima età adulta.

Fino ad oggi i trattamenti psicologici che si sono impiegati hanno portato alla remissione degli episodi di abbuffata in circa la metà dei pazienti, accompagnata dal miglioramento della sintomatologia depressiva associata e della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione (Hilbert et al., 2019). Purtroppo il maggior svantaggio di questi trattamenti è che generalmente non producono un calo di peso significativo (Cooper et al., 2019). A questo proposito è stato proposto di recente un nuovo trattamento, che si propone di superare questi limiti aiutando le persone con BED  a raggiungere un calo di peso salutare, che varia dal 5 al 15% di calo di peso ponderale. Il trattamento è la terapia cognitivo-comportamentale del Disturbo da Binge-Eating Associato all’Obesità (CBT-BO; Dalle Grave, Sartirana, Calugi, 2020), un trattamento che mira ad individuare e intervenire sui fattori di mantenimento delle abbuffate e dell’alimentazione eccessiva e sregolata e a sull’eccesso di peso attraverso una restrizione dietetica moderata e flessibile.

 

 

Terapia cognitivo-comportamentale online per i disturbi alimentari: tra nuove sfide e importanti opportunità

Il momento che stiamo vivendo caratterizzato da ansie e paure legate al contagio da Covid-19, isolamento sociale, distanziamento fisico dagli altri, mettono a dura prova il benessere psicologico di tutti noi. Per molti lavoratori i cambiamenti hanno riguardato anche le modalità di lavoro, che si sono appoggiate prevalentemente allo smart working, termine ormai di uso comune per indicare l’utilizzo agile del lavoro, da casa, grazie all’ausilio di devices tecnologici. Questo passaggio dalla modalità face-to-face a quella online ha riguardato anche molte coppie terapeuta-paziente e questo articolo ha proprio lo scopo di riportare delle riflessioni in merito alle nuove sfide ed opportunità che riguardano il trattamento cognitivo-comportamentale  dei disturbi alimentari (CBT-ED) offerto tramite piattaforme online, che per quello che sappiamo oggi può essere un’alternativa efficace e sicuramente consigliata rispetto all’interruzione del trattamento fino a data da destinarsi che porta con sè molti più rischi. Tali riflessioni  recenti provengono da clinici e ricercatori di fama mondiale che si occupano da anni del trattamento di disturbi alimentari (Murphy, Calugi, Cooper, Dalle Grave, 2020).

Di fronte alla pandemia da covid-19 le persone che soffrono di un disturbo alimentare potrebbero sperimentare una ricaduta o un aggravamento dei sintomi, in chi era predisposto al disturbo questo momento di alto stress potrebbe rappresentare un fattore scatenante. Le emozioni di noia, isolamento, ansia, rabbia, la riduzione dei contatti sociali potrebbe essere gestito con un aumento del controllo alimentare (aumento delle regole dietetiche) o del discontrollo e abbuffate con i relativi comportamenti di compenso (vomito, uso di lassativi/diuretici). La sensazione di non poter controllare l’ambiente esterno aumenta il vissuto di impotenza, ansia e paura che porta spesso queste pazienti ad aumentare il controllo sulla loro alimentazione. Ci sono anche casi, però, e questa è la grande opportunità che la pandemia ha portato per qualcuno, in cui problemi più grandi come quelli legati al rischio di contagio, al numero alto di morti, ha ridimensionato l’importanza attribuita al peso, alla forma del corpo e all’alimentazione riducendo di conseguenza la sintomatologia.

Per qualche paziente può essere difficile affrontare l’impossibilità di poter svolgere attività fisica intensa al di fuori dell’ambiente domestico (sempre che ci sia lo spazio per praticarla) e in questo la terapia cognitivo-comportamentale può essere di aiuto anche da remoto, per aiutare a tollerare questi limiti abituandosi a un esercizio fisico più salutare e, dove possibile, ricreativo, sfruttando anche la stessa tecnologia digitale che offre molti corsi di fitness online o in compagnia con un componente della famiglia (es. fratelli). Per coloro che seguono una dieta restrittiva la difficoltà attualmente potrebbe essere quella di non riuscire a trovare tutti gli alimenti da dieta a cui sono abituati. Questa può essere un’opportunità per fare delle scelte alimentari più flessibili (uno degli obiettivi più importanti del trattamento) con la strategia dello scambio dei gruppi alimentari, abituandosi a sostituire un alimento con un altro appartenente allo stesso gruppo (carboidrati, proteine, grassi) che apporta più o meno la stessa energia. Continuare a seguire la pianificazione alimentare può essere più facile in questo periodo, soprattutto per quelle pazienti che lamentano in condizioni di routine quotidiana, di essere troppo impegnate per prestarvi la dovuta attenzione. Questo periodo di rallentamento può essere una grande opportunità. Diversamente, qualcun altro, potrebbe invece, a causa della maggiore permanenza a casa e di spese più abbondanti e meno frequenti, incorrere con più facilità nelle abbuffate avendo sempre a disposizione il cibo e meno possibilità di distrazione date dalle attività alternative, dalle relazioni sociali, dagli impegni lavorativi. Questi aspetti possono essere trattati allo stesso modo delle sedute in presenza anche attraverso la piattaforma online, dove è possibili fare problem solving e trovare creativamente insieme delle soluzioni adeguate.

Per quanto riguarda il lavoro sull’immagine corporea risulta possibile continuarlo da remoto, con alcune difficoltà che possono riguardare il confronto del proprio corpo con altri che potrebbe non essere possibile in vivo, ma che può focalizzarsi sui confronti con modelli presenti sui social, peraltro in aumento in questo periodo di quarantena e, come sappiamo, rischiosi perchè poco realistici e affidabili, ma importanti fattori di mantenimento di insoddisfazione corporea e di preoccupazione per il peso. La gestione del peso, così come i compiti tra una seduta e l’altra, possono continuare in modo collaborativo affidandoci gli screen shot delle schede di auto-monitoraggio o del grafico del peso, utilizzando mail, e così via. Per alcuni pazienti, soprattutto gli adolescenti, la modalità online è preferita a quella in presenza, oltre a essere più flessibile e dare la possibilità di svolgersi nel proprio ambiente (es. la propria camera), cosa che può essere anche più rassicurante.

Per quanto riguarda la condivisione costante e ravvicinata degli spazi con i propri familiari, questo potrebbe rappresentare per qualcuno un aumento dei conflitti, per altri invece potrebbe essere l’occasione per una nuova vicinanza e connessione positiva anche per quanto riguarda la gestione dei pasti.

In sintesi, se la terapia cognitivo-comportamentale migliorata per i disturbi alimentari (CBT-E) è indicata dalle più recenti linee guida del NICE (National Institute for Health and Care and Clinical Excellence, 2017) come il trattamento più efficace per questi disturbi (anoressia, bulimia e disturbo d’alimentazione incontrollata), possiamo continuare a ritenere altrettanto efficace tale trattamento anche in un setting online, così come ci dicono studi precedenti (Mitchell et al., 2008).

 

This year I resolve myself to ignore my arch nemesis in culinary choices and pay much more attention to that angelic voice helping me dine sensibly.

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