L’obesità è una condizione medica cronica diffusa in tutto il mondo, soprattutto quello occidentale, spesso associata a complicanze mediche di una certa gravità e a mortalità prematura. Si definisce sulla base dell’indice di massa corporea (BMI≥30). E’ stato stimato che i grandi obesi rischiano di morire circa 20 anni prima; l’obesità è responsabile di più di 2,5 milioni di morti all’anno in tutto il mondo (WHO, 2002). Oltre ai rischi per la salute fisica, questa condizione medica è associata anche a una ridotta qualità di vita e a compromissioni della salute psicologica e sociale. Il pattern alimentare delle persone affette da obesità è caratterizzato dalla dieta e da un rigido controllo dell’alimentazione per un certo periodo, interrotto ripetutamente da perdite di controllo sul cibo con le abbuffate, alimentazione compulsiva, ma anche da alimentazione eccessiva non compulsiva con cibi e bevande altamente calorici.
L’obesità è una condizione con eziologia multifattoriale, fattori genetici, comportamentali, culturali e sociali sono alla base del suo sviluppo. Detta più semplicemente è necessario avere una predisposizione genetica all’obesità per poterla sviluppare, ma perchè si manifesti davvero sono necessarie altre condizioni, tra cui uno stile di vita non sano improntato alla sedentarietà e ad un eccessivo introito energetico. I nostri antenati, cacciatori-raccoglitori, sono stati programmati per poter sopravvivere alle carestie; coloro che riuscivano ad assimilare e conservare energie nei periodi di fame sopravvivevano alla selezione naturale. Questi geni sono in parte responsabili del sovrappeso e dell’obesità diffuse.
La domanda che mi voglio porre in questo articolo è la seguente: l’obesità può essere considerata un disturbo alimentare? La risposta è no. Ci sono differenze ma anche intersezioni tra le due condizioni; in una percentuale non trascurabile di casi le due condizioni si sovrappongono nella stessa persona, giustificando la diagnosi di disturbo da alimentazione incontrollata, ma non sempre è così. In molti altri casi le differenze tra obesità e disturbi alimentari sono marcate; nel primo caso la distribuzione tra i sessi e le varie età è pressocchè identica, mentre nel secondo la prevalenza è più alta nel genere femminile e in età adolescenziale. Inoltre, nell’obesità è necessario promuovere un controllo costante dell’introito calorico e del peso corporeo, mentre nei disturbi alimentari è necessario contrastare la sorveglianza continua di questi aspetti.
Le cure sia nell’obesità, sia nei disturbi alimentari devono essere multidimensionali, multiprofessionali, attente al versante nutrizionale, alle complicanze mediche e ai fattori psicologici e socio-ambientali.
Ad oggi, il trattamento d’elezione, empiricamente supportato, per l’obesità associata al disturbo da alimentazione incontrollata è la terapia cognitivo-comportamentale, la CBT-OB (Disturbo da Binge-Eating associato all’Obesità), che coniuga insieme lo scopo di aumento del controllo sull’alimentazione e cessazione delle condotte di abbuffate e la perdita di peso necessaria per la salute. Il trattamento prevede 6 mesi di trattamento intensivo mirato al cambiamento nello stile di vita (dieta moderatamente restrittiva basata sui principi della dieta mediterranea) e aumento dell’attività fisica (utilizzo del contapassi e sessioni di esercizi di tonificazione) e un anno di mantenimento del peso con follow-up mensili.