L’uso dei social network, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione, è attualmente ampiamente diffuso. Dalla nascita di Facebook in Italia nel 2008 ad oggi si sono moltiplicate le piattaforme digitali da utilizzare per chattare, video-chiamare, entrare in relazione con gli altri. Ora più che mai l’emergenza sanitaria in corso e le misure di quarantena e distanziamento sociale imposte dal governo hanno incoraggiato l’uso di Social Network (SN) come risorse utili, alternative ai rapporti vis a vis, al momento impossibili. Sebbene siano chiari soprattutto in questa fase i benefici dei social network per ampliare e mantenere le relazioni sociali, favorire il rilassamento e superare i limiti imposte dalle distanze fisiche, il loro uso eccessivo e improprio, può avere un effetto dannoso sulla salute, fino a inquadrare una vera e propria dipendenza. L’uso compulsivo dei social network porta a livelli più alti di ansia, invidia e depressione (Appel et al., 2016; Liu & Ma, 2018; Keles et al., 2019). La dipendenza o addiction nel linguaggio inglese da social network può essere definita come il fallimento del controllo sull’uso dei SN nonostante le evidenti conseguenze negative (Kuss & Griffiths, 2017).
Uno studio recente (Liu & Ma, 2019) ha indagato il ruolo dello stile di attaccamento e delle difficoltà emozionali come fattori coinvolti nello sviluppo di una dipendenza da SN. Lo stile di attaccamento si forma nelle prime interazioni tra il bambino e i suoi caregivers primari (spesso i genitori). Questi primi legami emozionali portano alla formazione di modelli operativi interni, ovvero rappresentazioni di sè e delle relazioni. Questi modelli tendono ad essere relativamente stabili nel tempo e quindi formano le basi per le relazioni romantiche successive. Se l’adulto che si prende cura del bambino è affidabile, responsivo, disponibile, il bambino svilupperà un attaccamento sicuro, se invece il genitore è indisponibile, imprevedibile nella sua capacità di rispondere ai bisogni del bambino, porterà allo sviluppo di modelli interni negativi e a un attaccamento insicuro-ambivalente o evitante. Nel primo caso il bambino tenderà ad amplificare le sue reazioni emotive per ottenere prossimità e ascolto da parte del genitore, nel secondo caso il bambino imparerà a negare i suoi bisogni relazionali e affettivi e a cavarsela da solo.
Alcuni studi hanno mostrato un’associazione positiva tra attaccamento insicuro-ambivalente e dipendenza e un’associazione negativa tra attaccamento evitante e dipendenza. Questi risultati possono essere compresi alla luce del fatto che la funzione primaria del social network è quella di favorire e mantenere i legami sociali e ottenere conforto e supporto sociale. La teoria dell’attaccamento è stata concettualizzata come teoria della regolazione emozionale (Shore & Shore, 2008). Con regolazione emozionale si intendono una serie di abilità che consentono di percepire, mantenere o modificare le proprie esperienze emozionali rispetto alla loro frequenza, intensità o durata. Numerosi studi hanno trovato che attaccamento insicuro e disregolazione emotiva sono positivamente correlate e queste due variabili inoltre sembrano favorire problemi affettivi e la la messa in atto di comportamenti maladattivi, come l’uso problematico di internet (Estevez et al., 2018), disturbi alimentari (Norrish et al., 2019), ansia (Marques et al., 2018) e depressione (Owens et al., 2018). Difficoltà nella regolazione affettiva sono in particolare considerati fattori di rischio sia per l’abuso di sostanze sia per addiction comportamentali (da smartphone, gioco d’azzardo, ecc). Uno studio recente mostra che una regolazione emotiva disfunzionale sembra predire un uso problematico di Facebook (Marino et al., 2019).
Uno studio recente ha indagato la relazione tra stile di attaccamento, regolazione affettiva e uso problematico dei social network su un campione di 463 studenti in Cina (Liu & Ma, 2019). I risultati dello studio mostrano che lo stile di attaccamento ansioso-ambivalente predice in modo positivo la dipendenza da internet mentre uno stile evitante non lo predice. La disregolazione emotiva media parzialmente la relazione tra attaccamento ansioso e dipendenza da social network, ma non media quella tra attaccamento evitante e dipendenza da social network. Questo risultato significa che gli individui con alti livelli di attaccamento ansioso tendono ad avere un più forte bisogno di appartenenza, feedback e conforto, bisogni che possono essere soddisfatti in qualche grado dalla dipendenza da social network. Questi individui è più probabile che spendano più tempo sui social network e lo usino quando percepiscono stati emotivi negativi che, a causa di una difficoltà a regolare le emozioni in modo funzionale, utilizzeranno più facilmente internet in modo compulsivo con lo scopo di alterare l’umore, cosa che invece porterà allo sviluppo di una dipendenza e quindi a un peggioramento globale del benessere.
Questi risultati sono interessanti alla luce di quello che sta accadendo in questo momento dove l’uso dei social media è molto più alto a causa della quarantena. Se accanto a questo utile mezzo di regolazione emotiva e di contatto sociale si affiancano altre strategie, gli individui tenderanno a mantenere un buon equilibrio emotivo e un utilizzo limitato nel tempo, ma se questo comportamento impatta in individui insicuri con difficoltà a regolare emozioni, emozioni che con molta probabilità tendono ad essere negative in un momento come questo di incertezza, paura, solitudine, depressione, l’esito potrebbe essere quello di una dipendenza vera e propria, dove non si può più fare a meno della piattaforma digitale per regolare i propri stati d’animo che, però in questo modo, peggioreranno sempre più.
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